L'acquedotto di Legarano - Casperia

Condotto principale

 

   Lo studio dei documenti presenti nell’archivio storico del comune di Casperia si è rivelato fondamentale per l’individuazione del cunicolo della Fonte del Pozzo in località S. Maria in Legarano. Nella zona sono per altro ben noti i resti di una villa di epoca romana. Nei documenti di archivio ed in particolare nei Libri del Consiglio del XV secolo, si parla più volte del restauro e della ripulitura dei condotti di “Fonte Puzzo”. La sua esistenza era nota da tempo, anche se al suo interno non erano mai state effettuate indagini archeologiche di alcun genere. Per accedere all’acquedotto è necessario discendere un pozzo di 7 m. di epoca moderna che venne edificato negli anni cinquanta assieme ad un tubo in ghisa utilizzato per portare l’acqua al vicino fontanile rurale di S. Maria in Legarano.    

   Dalla base del pozzo diparte un cunicolo rettilineo a sezione ogivale che è stato completamente rivestito in mattoni durante i lavori di ristrutturazione avvenuti il secolo scorso. Dopo una progressiva di circa 15 m. è possibile osservare la sezione originale del condotto scavato nel banco tufaceo, alto circa 2 m. e largo 1,50 m. ed in parte allagato. Sono ancora ben visibili i segni di scavo sulle pareti della galleria. A circa 40 m. dall’ingresso il condotto principale si interrompe a causa di una frana in prossimità di un pozzo di aerazione. 

 Da questo tratto si dipartano due cunicoli secondari di adduzione idraulica, sempre a sezione ogivale, rispettivamente a est ed a ovest dell’asse principale della galleria. Sulle pareti del cunicolo di sinistra è possibile osservare l’alternanza di strati permeabili (tufi) a strati più bassi impermeabili (argille). Come per altri esempi di cunicoli di epoca arcaica presenti in Sabina, gli strati di argilla alla base del condotto erano utilizzati come “impermeabillizante” naturale per far si che l’acqua scorresse lungo le pareti del condotto senza disperdersi. Nel tempo però le pareti del cunicolo si sono sfaldate e l’argilla si è in parte staccata, mentre una porzione delle pareti verticali e la volta, scavati nel tufo, hanno mantenuto la loro sezione originaria. I numerosi crolli presenti lungo la base del condotto rendono difficoltosa la progressione all’intero dello stesso.

   Percorrendo il cunicolo di sinistra, dopo una progressiva di una trentina di metri, si arriva alla camera di captazione a forma di croce dalle cui pareti ed in particolare da alcuni fori fuoriesce parte dell’acqua che va ad alimentare l’intero acquedotto. Il cunicolo di destra invece si interrompe in prossimità di crollo al di sotto di un pozzo rivestito in muratura. La particolarità di questa seconda galleria di adduzione è nella tecnica di scavo che rimanda ad altri esempi noti su tutto il territorio laziale. Le due squadre di fossores che procedevano in direzioni opposte rispettivamente dai due pozzi oggi ostruiti, applicarono la tecnica di Eupalino, cosiddetta dal costruttore dell’acquedotto di Samo. Questa tecnica era finalizzata a garantire l’incontro delle due squadre che, provenendo in senso opposto durante lo scavo dei tunnel sotterranei, dovevano curvare verso la stessa direzione geografica (rispettivamente per una squadra a destra e per l’altra a sinistra).

 

Camera di captazione

   Con questo espediente mentre una squadra avrebbe deviato invano l’altra avrebbe sicuramente incontrato il punto di congiungimento. Impossibile per ora stabilire la datazione del manufatto idraulico sotterraneo, solo ulteriori studi e indagini archeologiche potranno chiarire l’utilizzo di questo acquedotto.