L'acquedotto sul fiume Farfa - Mompeo |
|||
Dopo accurate ricerche eseguite lungo l’alveo del sottostante fiume Farfa è stato possibile ottenere ulteriori dati riguardo lo stanziamento e lo sfruttamento di questa zona in epoca tardo-antica. Sono stati infatti individuati i resti di un ponte con elementi di epoca romana (a circa un centinaio di metri da un altro ponte medievale) e di un’importante opera idraulica sotterranea lunga più di 200 metri ad esso collegata. Il ponte è caratterizzato da grossi blocchi squadrati di travertino ancora ben visibili sull’intradosso ed ai lati dello stesso. Al di sopra del ponte sono venuti alla luce i resti di uno speco che aveva il compito di far defluire l’acqua da un lato all’altro del viadotto. Sul lato orientale del viadotto al di sotto di Castelnuovo di Farfa è stato individuato l’ingresso del tunnel a sezione ogivale che anticamente faceva confluire le acque attraverso il suddetto speco. |
|
||
|
|||
|
Per accedere al condotto è stato necessario passare attraverso uno stretta apertura creatasi sulla volta del cunicolo stesso ad una decina di metri dall’ingresso che risulta ora occluso da una frana. Depositi fangosi accumulatosi all’interno del condotto sotterraneo rendono in alcuni tratti difficoltosa la percorrenza all’interno dello stesso. Dopo una progressiva di circa 90 metri, al di sotto di un pozzo rettangolare ostruito, il tunnel si biforca in due condotti di adduzione idraulica uno dei quali completamente sbarrato da uno spesso deposito fangoso. Proseguendo attraverso il secondo cunicolo si esce all’esterno, sotto una struttura di forma rettangolare che presenta ai lati gli incassi di un paratia probabilmente lignea per la regolazione dell’afflusso idraulico all’interno del condotto stesso. |
||
Questo condotto aveva quindi il compito di far defluire, all’interno del tunnel principale, le acque del fiume Farfa. In base ai rilievi effettuati anche il cunicolo ostruito faceva convogliare nel tunnel principale le acque del torrente di Montenero, affluente del Farfa. Il fiume e il relativo affluente venivano sbarrati con delle opere provvisionali e le acque erano poi riversate nei cunicoli passando al di sopra del ponte-condotto per essere poi opportunamente utilizzate. I cunicoli che sono stati esplorati vennero utilizzati, durante tutto il medioevo, per alimentare un mulino idraulico che si trova ad un centinaio di metri dal ponte condotto e i cui resti sono ancora oggi ben visibili. Si potrebbe ipotizzare quindi uno sfruttamento del fiume Farfa già in epoca romana con la presenza di un opificio adibito proprio alla lavorazione dei cereali e collegato ad una delle tante ville rustiche presenti in zona.
|
|
||