L'emissario di Monte Frontino - S. Stefano di Corvaro |
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Le ricerche condotte in Sabina dal Gruppo Speleo Archeologico Vespertilio circa lo sfruttamento “idraulico” del suolo in epoca antica negli ultimi mesi hanno interessato anche la zona del Cicolano. Alle pendici di Monte Frontino, a 960 m. slm si trovano gli ingressi di un cunicolo che attraversa tutta la montagna e la cui esistenza era nota da tempo. Le prime notizie scritte del cunicolo si hanno nel 1830 nel libro di Felice Martelli dal titolo Le antichità de Siculi. Notizie poi riprese dal sacerdote Angelo Signorini nel suo libro pubblicato nel 1848 dal titolo L’archeologo nell’Abruzzo ulteriore secondo : “Ond’io vo’ dire il Monte Frontino presso la città di Corbione per qualche miglio forato internamente a scalpello nella pietra viva, ad oggetto di aprire un canale alle varie sorgenti di acqua di quella montagna, per l'irrigazione dei campi adiacenti e per l' uso delle sue terme, per molini e per attivare altre macchine idrauliche “. |
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Dal 1700 fino al 1958 il cunicolo venne utilizzato come cisterna in cui venivano convogliate le acque del torrente Apa, opportunamente sbarrato, al fine di azionare dei mulini posti in cascata, il primo della serie noto con il nome di “Mola Martorelli”. Nel mese di giugno del 2010 sono iniziate le prime indagine speleo-archeologiche all’interno del manufatto idraulico. |
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Le direzioni così determinati all’estero furono riportati nel sottosuolo con almeno due pozzi. Due squadre di fossores iniziarono lo scavo verso l’interno del condotto con un andamento rettilineo ed una pendenza calcolata sulla base della distanza effettiva e del dislivello. L’errore di direzione venne ridotto adottando la tecnica dello “scavo ondivago“. In tal modo la luce proveniente dall'ingresso risultava diaframmata con molta precisione. Era sufficiente continuare lo scavo senza mai perdere di vista il pennello di raggi luminosi. In questo caso l'errore poteva scendere al di sotto del metro. La tecnica costruttiva utilizzata rimanda ad altri numerosi esempi presenti nel Lazio in particolare allo scavo degli emissari del lago di Nemi e del lago di Albano o quello dell’acquedotto della Cannucceta a Palestrina, la cui datazione si colloca per entrambi tra il VI ed il V sec. a.C. |
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Il cunicolo presenta sezione ogivale ed altezza variabile da 1,60 metri a 4,60 metri, mentre la larghezza è compresa tra 0,60 e 1,50 metri. Lo spesso deposito fangoso e la presenza dei tubi in ghisa rendono oltremodo difficoltosa la progressione all’interno dello stesso. Lungo il percorso ci sono alcune frane che hanno causato l’accumulo di materiale detritico e fango. Sulla datazione del cunicolo si possono al momento fare solo alcune ipotesi. Per quanto riguarda la tecnica di scavo si è già accennato alle numerose analogie che il cunicolo di Monte Frontino presenta con gli emissari di Nemi e Albano. Il condotto è completamente scavato nella roccia ed è privo di qualsiasi rivestimento murario né ci sono segni di intonaco come il cocciopesto. Quest’opera idraulica, secondo la tradizione, è stata attribuita ai romani, ma non presenta al suo interno alcun segno di rifacimento ad opera degli stessi. |
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